E’ importante valutare attentamente la maturità della cicatrice. Quando infatti la sezione è ancora in fase attiva, si predilige un trattamento medico e non chirurgico, che invece si rende necessario dopo un anno dalla comparsa.
Applicazione topica di gel, creme o cerotti
Le cicatrici ipertrofiche possono essere causate da un trattamento superficiale e sbrigativo di una ferita (una sutura approssimativa, troppa tensione dei margini) oppure da una predisposizione soggettiva. La cicatrice si presenta fin dalla seconda settimana dal trauma in forma di cordone rilevato, che spesso genera prurito e rossore. La regressione può essere stimolata attraverso il trattamento locale con l’uso di corticosteroidi, che va praticato però con estremo prudenza perché può provocare un’atrofia cutanea e la seguente insorgenza di teleangectasie. Se il tessuto non regredisce, allora è necessario intervenire chirurgicamente con l’asportazione del cordone, l’eliminazione della tensione cutanea e la nuova sutura, dopo almeno 6 mesi dal primo trattamento.
I gel al silicone sono oggi lo strumento più utilizzato. A base di quercetina e vitamina E, agiscono sull’idratazione, la temperatura e l’ossigenazione della ferita, in modo non invasivo e con scarsissimi effetti collaterali. La quercetina, in particolare, ha effetti positivi sulla produzione di fibroblasti e collagene, accelerando la guarigione della ferita. La stessa funzione è asservita dalla Vitamina E, grazie alle sue proprietà antiossidanti.
Infiltrazioni cortisoniche intralesionali
Il cortisone è raccomandato come primo approccio terapeutico ed ha la funzione di ridurre la fibrosi, cioè il processo incontrollato alla base delle cicatrici ipertrofiche e dei cheloidi. La principale controindicazione è sul lungo periodo, quando può dar luogo ad atrofia e differente pigmentazione della pelle.
Trattamento meccanico esterno
Si tratta della revisione chirurgica, auspicabile solo in caso di un evidente inestetismo e in risposta ad una fase avanzata e non più contrastabile della cicatrice.
Come già affermato in precedenza, l’intervento chirurgico va preso in considerazione solo quando la cicatrice ha raggiunto il suo grado di maturazione e stabilizzazione. Dopo l’escissione si applica un protocollo preventivo a base di silicone o cortisone, al fine di scongiurare la recrudescenza della cicatrice.
La crioterapia agisce sul tessuto cicatriziale, provocandone la distruzione: può avvenire con un azione topica esterna o per mezzo di aghi che agiscono intralesione. Già dopo la prima seduta, nella maggior parte dei casi la massa si riduce del 50%. Questo trattamento può anche essere di natura preventiva, per evitare di ricorrere all’azione chirurgica
La radioterapia, utilizzata in combinazione con i trattamenti chirurgici, è utilizzata per le cicatrici ipertrofiche e cheloidee che resistono ad altri trattamenti. Il fascio di radiazioni, indirizzato solo sulla zona interessata dal trattamento e quindi capace di abbassare sensibilmente il rischio cancerogeno, agisce sui fibroblasti – responsabili della fibrosi – provocandone la morte cellulare.
Grazie alle recenti ricerche nel campo delle tecnologie laser, oggi è possibile trattare in modo non chirurgico e indolore molte delle cicatrici antiestetiche presenti sul corpo. Le cicatrici ipertrofiche e cheloidee richiedono più sedute di laserterapia a distanza di alcuni mesi l’una dall’altra. Il laser ablativi Erbium Yag e CO2 (inserisci collegamento), sia nella versione frazionale che non, sono utilizzati per migliorare la superficie della cicatrice e presentano miglioramenti per gli inestetismi post traumatici e post chirurgici. La luce ad elevata energia viene utilizzata per rimuovere la cute indesiderata o danneggiata. Il ritorno alla normale attività quotidiana non è immediato ma sono preventivabili alcuni giorni di attesa. Il rossore nella zona interessata dal trattamento persiste per alcune settimane. Il medico può prescrivere pomate locali per incentivare la guarigione.